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Tomba di Dante Alighieri

Varie le peripezie che subirono le spoglie dell'autore della Divina Commedia, oggi conservate nella basilica di San Francesco, monumento nazionale

«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita»: chissà se Dante Alighieri si sarebbe immaginato che anche le sue spoglie mortali potessero essere smarrite nel corso dei secoli. Ciò che conta è che oggi le troviamo, insieme alla sua tomba, nella città di Ravenna, già capitale di ben tre imperi, in un mausoleo attentamente conservato, monumento nazionale dove vige il più rigoroso rispetto e silenzio, definito "zona dantesca".

I funerali del letterato italiano si tennero nel chiostro vicino al Convento di San Francesco, dove originariamente Dante fu sepolto. Il corpo del poeta venne spostato diverse volte: prima, su un altro lato del chiostro, poi per portarlo a Firenze dopo una supplica nella quale giocò un ruolo decisivo persino Michelangelo. Ma Dante non arrivò mai a Firenze: i francescani le vollero tenere dentro il Convento, facendo un buco nel muro del chiostro. Nel 1800 Firenze edificò un mausoleo nella speranza che i resti del Dante tornassero in città, ma questo non avvenne mai.

L'architetto Morigia progettò l'attuale mausoleo, e negli anni successivi - prima con l'arrivo delle truppe napoleoniche, poi durante la seconda guerra mondiale - i resti del padre della lingua italiana vennero nascosti per il pericolo che venissero rubati, o distrutti. Nel dicembre del 1945, poi, tornarono nel mausoleo del Morigia.

La tomba di Dante a Ravenna è un'opera neoclassica, a pianta quadrata, con una cupola. Sull'architrave che sovrasta la porta è incisa la scritta in latino Dantis Poetae Sepulcrum.


Nella foto: la tomba di Dante all'interno della basilica di San Francesco di Ravenna (Emilia-Romagna).

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